La coscienza infelice|The unhappy conscienze – Tiziana Conti

Nel 1964 il filosofo dell’”utopia negativa” Herbert Marcuse pubblica un’opera fondamentale, L’uomo a una dimensione nella quale la vita dell’individuo viene esaminata nella sua riduzione al bisogno di produrre e di consumare, asservita ad una società strumentale. Trent’anni dopo, il critico e storico dell’arte statunitense Jeffrey Deitch, riprendendo questa visione del mondo assai pessimistica, mette a nudo il disorientamento epocale nel quale l’individuo è assoggettato agli eccessi del potere tecnologico: conia la definizione di Post Human. Gli anni che separano le due opere sono segnati da una progressiva, inarrestabile “sostituzione” dei valori e da una manipolazione dell’individuo con esiti pesanti: lo straniamento, una qualità esistentiva smarritasi nella “cura” delle cose con la...

leggi tutto

Sospesi nel vuoto dell’esistenza|Floating in the void of existence – Francesco Poli

È una ricerca singolare quella che Federico Piccari sta portando avanti con appassionata determinazione da circa venticinque anni attraverso ben scanditi cicli di opere, anche di lungo periodo, che girano tutti intorno a temi fondamentali legati al senso dell’esistenza individuale e dei rapporti interpersonali, sociali e politici. Nei suoi lavori sembra risuonare, con accenti attuali, l’eco delle eterne questioni che attanagliano l’umanità: Da dove veniamo? Che cosa siamo? Dove andiamo? (se è lecito citare il titolo del famoso quadro di Gauguin). Ma Piccari affronta queste questioni cruciali a suo modo, con una sensibilità eccentrica non mediata da pretese filosofiche o ideologiche. E lo fa con variate modulazioni trasversali, e con valenze spesso apparentemente ironiche e ludiche,...

leggi tutto

L’estetica del rischio|The Aesthetics of Risk-taking – Enrico Mascelloni

È un’estetica del rischio quella che cifra molti lavori di Federico Piccari, in particolare i cicli con i tappeti e più recentemente quello con gli ondulati in eternit, in cui il pericolo non è semplicemente rappresentato, ma appartiene alla concretezza materiale delle opere e al rischio che potrebbero far correre al pubblico e all’artista stesso. È ben noto quanto l’eternit sia un materiale ad alto rischio cancerogeno, mentre i tappeti di sassi, su cui si articolano delle performance di personaggi a piedi nudi di diversa provenienza etnica che vi pregano vi passeggiano e vi si spogliano, comportano la concreta possibilità di ferirsi. Sembra quasi che per Piccari il terreno dell’arte sia un luogo d’incontri rischiosi e di conflitti, laddove il rischio non appartiene soltanto al materiale...

leggi tutto

Il corpo esposto Immagini di un contatto possibile | The body exposed Images of a possible contact – Chiara Gatti

[…] vogliono provare tutte le possibilità che ci sono date di conoscerci per mezzo del corpo e della sua perlustrazione. La messa a nudo di questo diventa l’estremo tentativo per conquistare il diritto di metterci al mondo di nuovo. Lea Vergine, 1974 Si dice che Pontormo fosse torturato dalle sue fobie. Un talento precoce bruciato da una solitudine assoluta, dalla paura di imbattersi in sguardi indiscreti, dal terrore che gli allievi potessero minare le sue creazioni, dall’angoscia ipocondriaca di contrarre una malattia nel contatto con gli altri. Giorgio Vasari, fra le pagine delle Vite, ne diede un ritratto febbrile quanto impietoso. Un genio distrutto dall’incubo del contagio. È solo un esempio…

leggi tutto

Enigmi | Enigmas – Andrea Dall’Asta SI

L'installazione di Federico Piccari si presenta in modo solenne e maestosa nello spazio, rivelandosi come presenza misteriosa, ambigua, difficile da decifrare. Sappiamo che è composta da tre lastre in amianto che sono state trattate, anche se in realtà noi ne vediamo solo il rivestimento. Se la prima è in foglia di rame, la seconda è invece in foglia d'oro, mentre la terza è in foglia d'argento. Le tre lastre poggiano su basamenti in granito nero-Africa lucidato, che suggerisce immediatamente fermezza, forza e stabilità. Questo rigore sembra tuttavia mitigato dall'imperfezione delle superfici, che si presentano al loro interno con buchi e fratture. Per l'artista, il lavoro è una metafora sulle tre religioni monoteiste – cattolica, ebraica e musulmana – che andrebbero trattate con cura,...

leggi tutto

Il viaggio delle mani | The hand’s journey – Armando Audoli

Inscenato sul bilico invalicabile che trattiene la forma dal rischio di vanire in nulla, tutto pervaso da frenate, pulsioni e desideri inconfessati, il lavoro di Federico Piccari risuona paradossalmente lontano dallo sguardo, come una voce inaudita e inaudibile di suggeritore osceno. “Osceno”, s’intende, secondo l’etimo greco professato da Carmelo Bene. O-skenè, appunto: fuori scena. Qui e altrove: come un fantasma. Un lavoro, quello di Piccari, spiritualmente compatto, fatto di tangenze sottili d’opere e di materie diverse; un lavorio dato solo in parte all’occhio e spinto distante, con tragica leggerezza, oltre i limiti angusti della rappresentazione, in un al di là concettuale, ove i sensi (significati e sentimenti insieme) si toccano e si sfiorano appena per allusioni, per elusioni....

leggi tutto

Tiziana Conti

Le immagini sono come un’orbita continua di pannelli riflettenti che rispecchiano la nostra “esorbitante” condizione moderna. J. Baudrillard L’unico residuo di realtà, continua il sociologo, è una superficie senza profondità, con un’intesa energia superficiale che è sufficiente a spingere i frammenti della realtà in un’orbita differente. In questo universo la comunicazione si consuma rapidamente, la disaccumulazione prevale sull’accumulazione, la mobilità delle immagini assume un ritmo vorticoso. L’io si è ritirato dietro all’orizzonte di ogni possibilità, tanto che ogni progetto reca in sé la sua “negazione”. La mancanza di un senso definito - o della definibilità del senso - assegna di conseguenza un ruolo di primo piano a margini e lateralità. Gli aspetti surrettizi dell’esistenza...

leggi tutto

YETI – Giorgio Verzotti

Yeti è come tutti sanno il nome dell’altrimenti detto abominevole uomo delle nevi, abitante le alture del Nepal o che so io. Figura a mezzo fra l’esotismo del mito e il kitsch da cultura di massa, lo Yeti avrà colpito, suppongo, l’immaginario di molti. Piccari abusa delle suggestioni, ad un tempo esotiche e banali, di questo immaginario per costruire una mostra che vuole agire appunto a due livelli, in alto e in basso. Provoca una rimemorazione della cultura alta dell’avanguardia, l’astrazione monocroma, subito ironicamente piegata a servire un’istanza volutamente banale, e forzosamente contrapposta, la funzione referenziale. Una funzione che si mostra come puro pretesto per far agire il linguaggio della pittura, naturalmente. E’ interessante però che questo lavorìo analitico si dia in...

leggi tutto

ZATTERA | RAFT – Federico Piccari

Il lavoro nasce come omaggio al famoso dipinto di Gericault La zattera della Medusa, rivisitato e calato nella nostra contemporaneità. Il titolo 08.46.26 - 09.02.54 - 00.00.00 segnala nella prima riga l’ora dell’attacco alla prima torre delle Twin Towers, nella seconda riga l’ora dell’attacco alla seconda torre, la terza riga è lasciata libera, aperta a qualsiasi ipotesi ed evento, segna nello stesso momento una fine ed un inizio e viceversa. Non vuole essere esclusivamente un omaggio ai colletti bianchi deceduti nell’attentato, la parte del titolo 00.00.00 estende al futuro un’eventualità aperta, diventa così monumento per le stragi perpetuate in ogni parte del mondo. Punto focale è rappresentato dall’indeterminatezza del futuro a cui soggiace l’uomo, la non possibilità di controllare...

leggi tutto

© 2020 Federico Piccari – Torino –
email: federico.piccari.fp@gmail.com
All rights reserved – Privacy Policy – Cookie Policy

HOME – CONTACT ME

© 2020 Federico Piccari – Torino –
email: federico.piccari.fp@gmail.com
All rights reserved – Privacy Policy – Cookie Policy

Pin It on Pinterest

Share This